El Codin
Playmaker spettrale nato dal codice di un rituale digitale. Sul volto una maschera a circuiti incisi, gli occhi scorrono come stringhe di neon azzurro; sul petto un emblema che lampeggia in binario, metà magia metà algoritmo. Quando accelera, il campo si glitcha: linee che si sdoppiano, difensori desincronizzati, traiettorie impossibili che si ricompongono ai suoi piedi. I passaggi sono tagli di luce millimetrica, i dribbling sequenze perfette che riscrivono lo spazio; il tiro è una compilazione istantanea che esplode in rete senza avviso. Indossa guanti d’ossidiana con circuiteria dorata, scarpini che lasciano rune numeriche sull’erba. Non finta: debugga. Non segna: esegue. El Codin è l’incantesimo di codice che trasforma ogni azione in destino.